Qualche tempo fa la Garzanti Libri ha pubblicato "Ritratti e osservazioni. Tra giornalismo e letteratura", un ampio volume che raccoglie il meglio degli articoli prodotti per giornali e riviste dal grande scrittore americano Truman Capote (1924 - 1984). All’interno di questa raccolta c’è un reportage molto dettagliato del soggiorno a Forio dell’autore di Colazione da Tiffany e soprattutto di A sangue freddo, i due libri che lo hanno consacrato nell’olimpo della letteratura mondiale.
Nel 1949, anno in cui si reca a Forio insieme al suo storico compagno Jack Dunphy, Truman Capote ha solo 25 anni e non è ancora un romanziere di successo, anche se ha già suscitato l’attenzione della critica con il suo romanzo d’esordio Altre voci, altre stanze. È però un cronista di buon livello, collaboratore del New Yorker e mostra già quell’attenzione al dettaglio, anche frivolo, che sarà poi la sua cifra stilistica, capace di affreschi psicologici dei suoi personaggi, di descrivere lo spirito di un luogo, muovendo da contesti banali, all’apparenza quasi insignificanti.
Lo scrittore dà l’impressione di un’immediata familiarità con i luoghi, probabilmente per il fatto di essere egli stesso uomo del Sud, nato a New Orleans, cresciuto nello stato dell’Alabama, arrivando a descrivere con trasporto la scoperta della Sgarrupata di Barano:
«Il sentiero corre su rocce vulcaniche che scendono a picco; ci sono tratti in cui è meglio chiudere gli occhi: sarebbe una caduta spaventosa, e gli scogli sottostanti sembrano dinosauri in letargo. Seguendo le tracce dei papaveri arrivammo ad una strana spiaggia nascosta. [...] In una roccia il mare aveva scavato un sedile, ed era bellissimo mettersi là e lasciarsi investire dalle onde: sdraiandoci al sole, ci volgemmo a guardare gli scogli, e vedemmo anche i verdi filari di viti e la montagna incappucciata dalle nuvole».
Efficace anche la descrizione della Processione dell’Immacolata per le vie di Forio, quando: «le vecchie avevano tirato fuori i loro scialli più lunghi, gli uomini si erano pettinati i baffi, e all'idiota del paese avevano fatto indossare una camicia pulita e i bambini, vestiti di bianco, avevano ali d'angelo di cartone dorato legate con cinghie alle spalle».
Un affresco veritiero e preciso della natura e della popolazione dell’isola d’Ischia nell’immediato dopoguerra, condito dall’immancabile frivolezza di giornate trascorse ai tavolini del mai celebrato abbastanza Bar Maria, dove in certe mattinate poteva capitare di trovare seduti uno accanto all’altro, ciascuno rispettoso dell’altrui privacy, due premi pulitzer come il grande W.H. Auden e il giovane Truman Capote, i pittori tedeschi Eduard Bargheer e Werner Gilles, oltre a tanti altri personaggi, noti e meno noti, del mondo dell’arte e della letteratura del ‘900.
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